Il Carnevale è una delle celebrazioni più affascinanti e vivaci del periodo invernale, soprattutto nei paesi di tradizione cattolica.
Di fatti, questa festa anticipa con entusiasmo la Quaresima, un periodo di riflessione e penitenza che prepara le comunità cristiane all’avvento delle festività pasquali che avranno luogo dopo 40 giorni.
Bisogna però tenere conto che il significato odierno di questo momento festoso è un po’ diverso da quello riservatogli in epoche passate, quando il Carnevale non rappresentava solo un momento di festa, ma un vero e proprio rito di rinascita della terra, poiché simboleggiava il risveglio della natura dopo il letargo invernale.
Da qui nascono le dispute sulle origini del suo nome, che non sembrano essere poi così chiare…
Alcuni studiosi, infatti, suggeriscono che Carnevale derivi da Car Navalis, termine che richiama un rito di processione che prevedeva il passaggio di una nave su ruote che ricorderebbe i moderni carri allegorici, mentre altri propongono le interpretazioni Carnes Levare, ovvero togliere la carne, in riferimento – appunto- ai digiuni che seguono nei quaranta giorni successivi, e Carnem Vale, ovvero Addio Carne, per lo stesso motivo.

Dal punto di vista linguistico, il Carnevale è un esempio di come le parole e le tradizioni si intrecciano, creando un linguaggio ricco di simbolismo studiato dalla linguistica socioculturale, una branca della linguistica che esplora il legame tra linguaggio e contesti sociali.
Ed è proprio sotto un punto di vista sociale che il linguaggio carnevalesco si arricchisce di un vocabolario particolare legato a maschere, costumi e festeggiamenti. Le maschere non solo nascondono l’identità della persona, ma rappresentano anche un modo per esprimere libertà e trasgressione, elementi fondamentali di questa festa.
Ma non è finita qui, perché il Carnevale – soprattutto quello moderno- è fatto anche di dolci. Allora perché non ricordare uno dei dolci carnevaleschi tradizionali dal nome curioso: le bugie.
Sì, perché indossare una maschera equivale non solo a nascondersi ma anche ad agire sotto mentite spoglie.
Il nome bugie, infatti, deriverebbe proprio dal verbo bugiare, ovvero mentire/fingere. In alcune varianti regionali, questi deliziosi dolci vengono anche chiamati chiacchiere, ma in questo caso l’origine del nome non sembra essere legata strettamente al periodo carnevalesco.
Leggenda vuole che un giorno la regina Margherita di Savoia chiedesse al suo cuoco di corte, il napoletano Raffaele Esposito, di preparare un dolce particolare per accompagnare un piccolo rinfresco da offrire ai suoi ospiti in visita.
Preso un po’ alla sprovvista, il cuoco avrebbe deciso di friggere un impasto dolce e di cospargerlo di zucchero. Da qui ecco la creazione delle cosiddette chiacchiere, nate appunto per accompagnare i pettegolezzi che regnavano durante gli incontri a corte tra dame.

Il Carnevale si rivela una celebrazione che affonda le radici in tradizioni antichissime, dove riti e momenti di gioia si intrecciano.
Linguisticamente, il Carnevale offre un ricco terreno di studio, poiché mostra come le parole e i simboli si evolvano nel tempo, mantenendo vivo il dialogo tra passato e presente.
E’ una celebrazione che unisce comunità e culture attraverso il potere del riso e della convivialità, un momento di transizione, dove il sacro e il profano si incontrano in un ciclo che continua a vivere nel cuore delle tradizioni contemporanee.