Abbiamo spesso detto che la lingua è un organismo vivente in continua evoluzione, ed è proprio per questo motivo che alcune parole, un tempo vibranti e cariche di significato, sono ora cadute (o stanno cadendo…) nell’oblio.
Alcune di esse vi saranno totalmente sconosciute (se siete boomer come me, non troppe!), altre saranno ormai desuete, altre ancora conosciute ma utilizzate solo in determinati ambiti.
Quindi, scopriamo insieme alcune di queste gemme linguistiche, esplorando il loro significato, le ragioni del loro abbandono e, quando possibile, la loro regione di origine.
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Balordo (Regionale: Toscana)
Balordo era in passato un termine affascinante, usato per descrivere una persona goffa o poco perspicace. La sua rarità nel linguaggio contemporaneo suggerisce un cambiamento nelle sensibilità culturali, dove parole più dirette come stupido hanno preso il sopravvento. Inoltre, oggi, quando viene utilizzato il termine balordo si vuole descrivere qualcuno che ha cattive intenzioni, che è sbandato, poco raccomandabile. Un vero e proprio cambio semantico!
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Cianfrusaglie (Regionale: Veneto)
Un tempo, le cianfrusaglie erano oggetti di scarso valore, che evocavano immagini di cose dimenticate in soffitta. Oggi, la parola è stata sostituita da espressioni più moderne come roba o cose. Questo cambiamento evidenzia la tendenza a semplificare la comunicazione, rendendo il linguaggio più accessibile, anche se tra i più grandi è ancora un termine utilizzato.
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Grullo (Regionale: Toscana)
Usato per descrivere una persona ingenua, grullo è un termine che ha perso terreno a favore di espressioni più dirette. La sua diminuzione nell’uso riflette un cambiamento verso un linguaggio più rispettoso e attento ai sentimenti altrui. O forse sono solo nate nuove parole, più moderne e alla moda, per esprimere lo stesso concetto!

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Inciucio (Nazionale)
In passato, la parola Inciucio si riferiva a un accordo segreto, spesso in ambito politico. Sebbene possa ancora apparire in contesti specifici, è stato in gran parte sostituito da termini come “accordo” o “complotto”, più chiari, diretti e soprattutto più moderni e social!
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Marmaglia (Regionale: Liguria)
Il termine marmaglia descriveva un gruppo di persone considerato maleducato o disonesto. Oggi, la parola è raramente utilizzata, ma è stata soppiantata da altre, molto meno eleganti…
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Pappagorgia (Regionale: Campania)
In passato, la parola pappagorgia era usata per descrivere chi parlava molto o aveva una bocca grande. Oggi, è un termine obsoleto, sostituito da “chiacchierone”, ma è talvolta utilizzato anche per riferirsi al “doppio mento” di una persona!
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Sganassone (Nazionale)
Sganassone era un termine colloquiale per indicare uno schiaffo. Anche se può ancora essere usato in contesti informali, oggi si preferiscono termini più diretti anche se non mancano sinonimi come “cinquina” o “malrovescio”, ovviamente utilizzati quando si parla di schiaffi metaforici (inutile ma doveroso da dire…)

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Cafone (Nazionale)
Come abbiamo già visto in un articolo precedente, il termine cafone era usato per descrivere una persona rozza o priva di buone maniere, in particolare delle zone rurali. Oggi, il termine è meno comune, sostituito da espressioni come “maleducato”.
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Fruscio (Nazionale)
Il termine fruscìo descriveva il suono leggero e sussurrante di qualcosa che si muove. Anche se ancora utilizzato in contesti poetici, è meno presente nel linguaggio quotidiano, dove parole più generiche come “suono” e “rumore” hanno avuto la meglio sul termine poetico!
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Garrulo (Regionale: Toscana)
Garrulo era usato per descrivere una persona che parla in modo chiassoso o incessante. Oggi, il termine è caduto in disuso, sostituito da “logorroico” o “chiacchierone”. La sua rarità riflette un’evoluzione verso un linguaggio più sobrio e meno ricercato.
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Scalcagnato (Nazionale)
Il termine scalcagnato descriveva una persona trasandata o malandata. Oggi, il termine è poco utilizzato, in favore di espressioni più dirette come – appunto – “trasandato”. Questo cambiamento evidenzia una tendenza a semplificare il linguaggio.
Dopo questa carrellata di parole ormai obsolete ed altre sulla via dell’oblio, possiamo assolutamente asserire che le parole in disuso sono in grado di offrirci uno spaccato affascinante della nostra evoluzione linguistica e culturale. Sebbene alcune di esse possano sembrare nostalgiche, il loro abbandono spesso riflette un cambiamento nei valori comunicativi, ma anche in quelli sociali, poiché non rispettano le scelte linguistiche dei giovani che sono – di fatto – coloro che portano avanti la tradizione linguistica.
E’ infatti la lingua stessa che grazie alla sua continua trasformazione, ci invita a esplorare nuove forme di espressione, lasciando dietro di sé un ricco patrimonio di significati. Ogni termine perduto è un pezzo della nostra storia linguistica, un invito a riflettere su come comunichiamo e su come la società evolve nel tempo.