La pandemia di Covid-19 ha modificato profondamente il linguaggio: sono emersi nuovi termini, si è diffusa la comunicazione digitale e si sono affermate espressioni di solidarietà. Parallelamente, si è sviluppato anche un lessico divisivo. Il linguaggio è diventato specchio delle trasformazioni sociali, mostrando la sua capacità di adattarsi e influenzare la realtà.
La "Vittoria di Pirro" è un paradosso linguistico che descrive un successo ottenuto a un costo insostenibile. Originata dalle guerre del re Pirro dell'Epiro, simboleggia trionfi che portano più perdite che guadagni. Questa espressione rimane attuale, riflettendo esperienze di disillusione e il prezzo delle conquiste nella cultura contemporanea.
Gli errori di traduzione della Bibbia hanno avuto un impatto enorme sulla cultura. Dal Mosè con le corna nato da un’interpretazione ambigua, alla “Wicked Bible” del 1631 che ordinava di commettere adulterio, fino alla scelta di Lutero di aggiungere “sola” al concetto di fede, questi casi mostrano come la lingua possa cambiare l’immaginario religioso e storico.
In Giappone i manga non sono solo fumetti: sono un vero linguaggio che unisce testo e immagine per comunicare emozioni, conoscenza e valori sociali. Dai manuali scolastici alle campagne istituzionali fino al soft power culturale, i manga accompagnano la vita quotidiana e riflettono la società, diventando il principale mezzo di comunicazione giapponese.
La parola “bullo” non ha sempre indicato violenza o prepotenza. In origine, nel veneziano del XVI secolo, era un termine affettuoso per dire “giovanotto affascinante”, legato al tedesco Buhle, amante. Solo nei secoli successivi il significato si è trasformato fino ad assumere la connotazione negativa attuale, riflettendo mutamenti sociali e culturali profondi.
Dal 2025 l’emigrazione italiana sarà oggetto di studio in tutte le scuole del Paese. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito promuove un’iniziativa congiunta con la Farnesina per valorizzare una parte essenziale della memoria nazionale.
Cassandra Clare ha davvero usato il dialetto veneto nel suo fantasy. Lo scudo del principe? Sì, e non per folclore: il veneto diventa lingua di un regno inventato, costruita con l’aiuto di un linguista italiano. Un esperimento raro che porta la dialettologia dentro la narrativa fantastica, tra autenticità e invenzione linguistica.